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Questo articolo è stato pubblicato il 30 marzo 2014 alle ore 16:41.
L'ultima modifica è del 30 marzo 2014 alle ore 16:49.

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Gianluca Busato (LaPresse)Gianluca Busato (LaPresse)

MONTEGROTTO TERME - L'applauso alluvionale lo strappa quando annuncia un'azione "consumeristica" all'americana, di fatto un boicottaggio contro un giornale locale reo di aver contestato i dati della partecipazione al referendum per l'indipendenza del Veneto. Gianluca Busato riunisce 330 quadri, anzi l'esercito digitale della Repubblica veneta, del nascente partito indipendentista a Montegrotto terme, tra turisti tedeschi che sciamano in accappatoio bianco, appena riemersi dalle piscine termali dell'hotel Millepini.

Il programma politico è stringato ma chiaro: da oggi si raccolgono le firme degli imprenditori pronti alla rivolta fiscale, un'operazione che scatterà, promette Busato, alla «prima scadenza fiscale utile». La motivazione è presto detta: liberarsi dall'oppressione «del peggior inferno fiscale del pianeta». Non c'è traccia di xenofobia, all'opposto vengono applauditi due militanti, un siriano e un albanese. Accanto a Busato, che parla da showman consumato, c'è Franco Rocchetta, uno dei padri fondatori della Liga Veneta, che s'improvvisa fotoreporter e saltella da una parte all'altra della sala con la macchina fotografica al collo.

Il leader di plebiscito.eu appartiene a una generazione che mette i congiuntivi al posto giusto – è laureato in ingegneria elettronica a Padova – ma al prologo nell'idioma di Dante alterna una serie di battute in dialetto. La rivolta fiscale, insieme alla lotta contri i leghisti che governano la Regione Veneto, ribattezzati «nemici in casa», sta in cima al suo manifesto politico. Urla Busato: non pagare le tasse a uno Stato retto da «una classe dirigente partitocratica ormai morta, significa che xè gavemo affrancà». Da pragmatico non cita alcun padre della patria veneta. Nessuna retorica, tranne la citazione di Tazio Nuvolari, il leggendario pilota mantovano che vinceva le corse automobilistiche guidando nella notte a fari spenti.

Il partito indipendentista veneto, che ha aperto la convention sulle note di Giuditta Triumphans di Antonio Vivaldi, ha applicato scientemente la tattica di Nuvolari: sbucare all'improvviso alla testa della lotta per l'indipendenza. «Il resto sarà un gioco da ragazzi» profetizza un po' avventatamente l'ingegnere elettronico trevigiano, che annuncia missioni imminenti in Sicilia e Sardegna, regioni pronte a replicare il referendum online.

Un programma rovinato dagli scontri e le rivalità che tradizionalmente attraversano il fronte indipendentista. Il vertice della Life, fondato da Fabio Padovan, per dirne una, in queste stesse ore è riunito a Verona. Mentre più di qualche scettico cita il paradosso della nascita di tre comitati unitari, evidentemente un ossimoro, che dovrebbero spianare la strada al referendum regionale, stavolta autentico, sull'indipendenza.

Nulla di nuovo sotto il sole. Ma l'indipendenza è materia carsica che tocca il cuore e il portafogli di molti veneti, guai a minimizzare. Finisce con un inno cantato a gran voce che scimmiotta quello dei partigiani. «Leone alato portami via: Italia ciao, Italia ciao, Italia ciao, ciao, ciao».

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